SDM PRESENTE A BRUXELLES ALLA SECONDA EDIZIONE DELL’AREFLH ANNUAL FORUM

La SDM ha partecipato martedì 4 novembre a Bruxelles, presso la delegazione della Regione Emilia Romagna, in qualità di uditore, alla seconda edizione dell’AREFLH ANNUAL FORUM.

L’AREFHL è l’Assemblea delle Regioni europee frutticole, orticole e floricole, creata nel 2000 per iniziativa di regioni italiane, spagnole e francesi, rappresenta la voce delle Regioni e delle loro organizzazioni di produttori di frutta e verdura.

Le Regioni associate con i propri Produttori sono:

  • Fiandre (Belgio)
  • Andalusia – Catalogna – Comunità Valenciana (Spagna)
  • Auvergne Rhône-Alpes – Centre Val de Loire – Nouvelle Aquitaine – Pays de Loire – Provence Alpes Côte d’Azur (Francia)
  • Macedonia centrale (Grecia)
  • Basilicata – Emilia-Romagna – Lazio – Piemonte – Provincia autonoma Trento (Italia)

L’AREFHL è in contatto con i servizi della Commissione europea e con i membri del Parlamento europeo per uno scambio di informazioni sulle normative esistenti e su quelle contenute nella nuova Politica agricola comune (Pac), la normativa che sostiene il settore ortofrutticolo verso cui formula una serie di richieste e di documenti di posizione. A seguire, l’interesse è rivolto anche ad altri temi, quali: la promozione europea dei prodotti ortofrutticoli, il programma europeo di frutta nelle scuole, le norme di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli.

La SDM ha partecipato martedì 4 novembre a Bruxelles, presso la delegazione della Regione Emilia Romagna, in qualità di uditore, alla seconda edizione dell’AREFLH ANNUAL FORUM.

Ha introdotto i lavori Ramón Fernfindez-Pacheco, Presidente dell’AREFLH e Ministro dell’agricoltura della regione Andalusia.

Nella prima sessione di lavoro dal titolo “Il ruolo delle regioni e degli interventi settoriali ortofrutticoli nella prossima PAC”, i relatori intervenuti sono stati i seguenti:

•          Ricard Ramon, Capo Unità A-1 Prospettive politiche – DG AGRI, Commissione europea

•          Carmen Crespo Díaz, eurodeputata, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale

•          Eric Sargiacomo, vicepresidente della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo

•          Arnaud Lécuyer, vicepresidente responsabile per l’agricoltura, l’agroalimentare e l’alimentazione della regione Bretagna

Il dibattito si è sviluppato sulle tre proposte legislative, presentate il 16 luglio 2025 dalla Commissione Europea che definiscono il quadro politico finanziario e agricolo dell’UE per il periodo 2028-2034.

La prima è la proposta di regolamento che istituisce il Fondo europeo per la coesione economica, sociale e territoriale, l’agricoltura e lo sviluppo rurale, la pesca e la politica marittima, la prosperità e la sicurezza (COM(2025) 565 definitivo). Nel prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP), l’UE intende consolidare i propri programmi in un unico fondo. Secondo i funzionari della Commissione, questa semplificazione dovrebbe rendere più agevole l’accesso ai finanziamenti, allineando al contempo gli investimenti e le riforme alle priorità locali. L’attuazione si baserà sui piani di partenariato nazionali e regionali (PNRR), che diventeranno il quadro centrale per la spesa dell’UE a livello territoriale.

La seconda proposta riguarda l’attuazione del sostegno dell’Unione alla PAC per il periodo 2028-2034 (COM(2025) 560 definitivo). Esso stabilisce disposizioni orizzontali in materia di gestione e controllo, rendicontazione finanziaria, monitoraggio, valutazione, gestione dei rischi e rispetto delle condizioni ambientali e sociali.

Un terzo testo modifica il regolamento (UE) n. 1308/2013 relativo all’organizzazione comune dei mercati (OCM) (COM(2025) 553 definitivo). Esso riguarda gli aggiornamenti del programma scolastico dell’UE, gli interventi settoriali, la creazione di un settore delle proteine, i nuovi requisiti per la canapa, le possibili norme di commercializzazione per il formaggio, le colture proteiche e la carne, le norme sui dazi all’importazione supplementari, i meccanismi di approvvigionamento di emergenza e le garanzie.

All’interno di questa nuova struttura, la PAC sarà integrata nei piani di partenariato nazionali e regionali (PPNR), sostituendo l’attuale modello di piano strategico. L’approccio sarà basato sui risultati, ispirato al piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): l’erogazione dei fondi dipenderà dal raggiungimento delle tappe fondamentali e degli obiettivi fissati nei piani nazionali e regionali. Mentre l’UE continuerà a definire gli obiettivi generali, gli indicatori e una serie di strumenti di intervento comuni, le raccomandazioni specifiche per paese (CSR) guideranno gli Stati membri nella definizione delle priorità.

Le proposte della Commissione, che ad oggi trovano forte opposizione da parte del Parlamento Europeo che ha inoltrato un documento di disapprovazione a firma dei maggiori gruppi parlamentari (IN PRIMIS SOCIALISTI E PPE), presentato per il settore agricolo le seguenti criticità.

  1. L’istituzione di un Fondo Unico determinerà una riduzione delle risorse al settore agricolo già dal primo stanziamento ma soprattutto permetterà un maggiore spostamento di risorse all’interno del fondo tra le varie aree (Coesione, Agricoltura, Sicurezza, ecc.), probabilmente a discapito del settore agricolo.
  • Nella proposta della Commissione, gli interventi settoriali diventerebbero un capitolo di spesa distinto all’interno dei piani di partenariato nazionali e regionali. In particolare, l’articolo 35, paragrafo 8, prevede che il contributo minimo dello Stato Membro alla spesa ammissibile per gli interventi elencati al titolo I, parte II, capo II bis, del regolamento (UE) n. 1308/2013 sia pari al 30 % della spesa pubblica ammissibile di ciascun intervento. Inoltre, il tasso massimo di sostegno per tali interventi è fissato al 75% dei loro costi totali ammissibili. Questo determinerebbe una forte criticità in quanto diventa determinante il contributo degli Stati Membri che, se non sufficientemente alimentati, determinerebbe una riduzione delle risorse dei Fondi di Esercizio dei Programmi Operativi che, a differenza di oggi che risultano illimitati, potrebbero avere un tetto di spesa massima con riduzione del contributo massimo concedibile.
  • L’erogazione dei contributi sarà maggiormente legata al raggiungimento degli obiettivi previsti che saranno valorizzati attraverso un mix di indicatori la cui definizione sarà determinante per rendere possibile il loro raggiungimento o meno da parte delle OP e AOP.
  • L’attuale formulazione della Strategia 2028-2034 determina una sorta di buco per i programmi operativi che includono le annualità 2028 e 2029 in quanto rischiano di non trovare copertura finanziaria.

CONCLUSIONI

Nel complesso, l’insieme delle proposte contenute nei documenti COM( 2025) 565, COM (2025) 560 e COM (2025) 553 segnala un profondo cambiamento nella governance della PAC, che rischia di rinazionalizzare la politica agricola e rurale sia in termini di bilancio che di struttura. La fusione degli strumenti della PAC, della pesca e della coesione in un unico fondo indebolisce la chiarezza degli obiettivi e la separazione delle risorse che fino ad ora hanno salvaguardato le priorità agricole. La centralizzazione del processo decisionale a livello nazionale, con disposizioni limitate che consentono alle autorità regionali di agire come organismi di gestione, compromette il principio di partenariato e riduce in modo significativo la capacità di adattare gli interventi alle esigenze territoriali. Ciò fa temere che le politiche di sviluppo rurale perdano visibilità e peso nelle agende nazionali, in particolare negli Stati membri in cui le zone rurali sono meno rilevanti dal punto di vista politico, con conseguenze dirette sulla coesione regionale.

Per il settore ortofrutticolo, i rischi sono ancora più gravi. Fin dalla creazione dell’OCM nel 1996, le organizzazioni di produttori sono state al centro dell’organizzazione del mercato, garantendo stabilità, pianificazione e parità di condizioni a livello europeo. La proposta di lasciare agli Stati membri la facoltà di fissare i tassi di cofinanziamento nazionale per gli interventi settoriali rappresenta un allontanamento radicale dalle regole comuni che hanno sostenuto il sistema per tre decenni. Un tale approccio genererebbe concorrenza tra i settori per i fondi nazionali che resterebbero scarsi, porrebbe l’ortofrutta in una posizione di svantaggio strutturale nei paesi dominati da altre colture e creerebbe distorsioni tra gli Stati membri a seconda della loro capacità fiscale. Le OP e le AOP transnazionali, incoraggiate per anni dall’UE a rafforzare l’aggregazione, dovrebbero affrontare difficoltà giuridiche e pratiche nella gestione dei diversi regimi di contribuzione nazionali, scoraggiando il loro sviluppo.

Allo stesso tempo, le disposizioni che estendono il pieno sostegno ai gruppi di produttori non riconosciuti rischiano di indebolire l’integrità del quadro dell’OCM. Le OP riconosciute rispettano norme rigorose in materia di governance, trasparenza e democraticità. Consentire ai gruppi senza riconoscimento formale di accedere allo stesso livello di sostegno crea un rischio morale, consentendo loro di godere dei benefici dei fondi dell’UE senza adempiere immediatamente agli stessi obblighi che garantiscono la responsabilità democratica e finanziaria. Ciò mina il sistema stesso che è stato accuratamente costruito per rafforzare la posizione dei produttori nella catena di approvvigionamento alimentare.

Ad aggravare questi rischi, le disposizioni di bilancio contenute nel documento COM(2025) 565 indicano una sostanziale riduzione delle risorse complessive della PAC: oltre il 22 % in termini nominali rispetto al periodo 2021-2027 e una riduzione ancora più consistente in termini reali se si tiene conto dell’inflazione. Questa erosione delle risorse arriva in un momento in cui gli agricoltori devono far fronte all’aumento dei costi dei fattori di produzione, a maggiori pressioni ambientali e alla necessità di importanti investimenti strutturali per rafforzare la competitività e la resilienza. Per lo sviluppo rurale, l’assorbimento del FEASR in un fondo multisettoriale più ampio rappresenta un chiaro passo indietro, vanificando i progressi compiuti dalla riforma Fischler del 2000, che ha creato il secondo pilastro proprio per affrontare la diversificazione, l’equilibrio territoriale e la trasformazione a lungo termine.

Infine, le disposizioni transitorie di cui all’articolo 35, paragrafo 10, della COM(2025) 565 rischiano di creare incertezza giuridica per i programmi operativi avviati nell’ambito dell’attuale PAC. Se le richieste relative ai programmi pluriennali che si estendono oltre il 2027 fossero escluse dal prossimo QFP, alcune organizzazioni di produttori potrebbero trovarsi senza copertura finanziaria per gli ultimi anni dei loro investimenti programmati. Un precedente del genere non solo destabilizzerebbe tali organizzazioni, ma minerebbe anche la fiducia nel principio di prevedibilità che è alla base della programmazione pluriennale. Lo stesso vale per l’ammissibilità dei prodotti ortofrutticoli trasformati ai sensi dell’articolo 30 del documento COM(2025) 553, dove esiste anche il rischio che alcuni investimenti, come quelli in impianti di stoccaggio e refrigerazione o in attività di promozione che possono essere realizzate per gli alimenti trasformati, non siano più ammissibili nell’ambito dei programmi operativi, mentre oggi lo sono. Per molte OP e AOP tale ammissibilità è fondamentale, poiché i loro modelli di business si basano sulla creazione di sinergie positive tra le linee di produzione di prodotti freschi e trasformati.

In conclusione, le tre proposte legislative, nel loro insieme, minacciano di smantellare un sistema che da decenni garantisce coesione, prevedibilità ed equità nell’agricoltura europea. Il passaggio alla discrezionalità nazionale in materia di finanziamenti, combinato con la riduzione delle risorse e l’indebolimento delle strutture di governance, rischia di frammentare il mercato unico, indebolire le organizzazioni di produttori e svuotare la politica di sviluppo rurale. Per il settore ortofrutticolo in particolare, che è caratterizzato da alta intensità di manodopera e un ruolo critico per la salute pubblica, queste riforme rappresenterebbero la prima grave battuta d’arresto dal 1996, vanificando i progressi compiuti nella creazione di un quadro comune, stabile e competitivo. Senza solide garanzie per preservare le norme a livello dell’UE, dei fondi vincolati e degli obblighi uniformi, la rinazionalizzazione del bilancio della PAC potrebbe destabilizzare profondamente le aree rurali d’Europa, accentuare le disuguaglianze tra regioni e settori e minare la resilienza dell’agricoltura europea nel suo complesso.

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